mercoledì 29 maggio 2013

Emozioni celate: dietro una parola, una frase, un testo

La scrittura, così come lettura, di una parola, di una frase, di un testo, è un' azione indissolubilmente accompagnata da un susseguirsi di emozioni che gorgogliano dentro di noi e inondano la nostra mente, inabissando qualsiasi altro pensiero.

Se prima era possibile pensare che ciò dipendesse unicamente dalla sensibilità del soggetto che compie tale azione, recenti studi hanno dimostrato che questa "conseguenza" è un processo universale, valido per ogni essere umano.

Certamente non è detto che tutte le persone che leggano o scrivano una stessa parola provino le stesse sensazioni e le stesse emozioni in quanto ognuno di noi è unico e come tale reagisce in modo diverso; tuttavia di certo resta il fatto che tutti proveranno qualcosa.

Una recente teoria pubblicata dall'APA (American Psychological Association) afferma questo:
"Discusses the superiority of the cognitive approach to the causation of emotions over the behavioral and physiological approaches. The cognitive approach assumes that it is interpretations of events rather than events per se that determine which emotion will be felt. The author (unpublished paper) proposed 5 cognitive dimensions that determine whether an emotion will occur and which discrete emotion that will be. Particular combinations of these cognitions give rise to 13 basic emotions, spanning the affective spectrum. The cognitive dimensions and associated emotions are (1) motivational state: appetitive/aversive; (2) situational state: present/absent; (3) probability: certain/uncertain; (4) legitimacy: deserved/undeserved; and (5) agency: circumstances/other/self. In a test of the model, 120 undergraduates read stories and rated the intensity of the emotions felt by the protagonists. Data revealed significant support for the theoretical model as a whole. A revised model is discussed in terms of what an emotion is, what arouses an emotion, and what differentiates emotions. "
Nonostante queste sbalorditive scoperte c'è chi è riuscito quasi a studiare completamente gli effetti della cosiddetta "finzione narrativa" sulle nostre emozioni. Parlo di Raymond Mar, Justin Mullin, Keith Oatley and Maja Djikic che riescono a fornire un quadro esaustivo di ciò che ci accade ogni qual volta incominciamo a leggere qualcosa nel loro : "Emotion and narrative fiction: Interactive influences "

Come sappiamo la ricerca umana non ha limiti, e il desiderio di riuscire a spiegare il più possibile attraverso delle semplici formule ha sempre attratto gli uomini di scienza e i dotti di ogni tempo. Tuttavia possiamo affermare che Chip Conley si sia spinto forse un po' troppo oltre, in quanto nel suo "Emotional Equations " afferma di essere riuscito a sintetizzare le formule matematiche che descriverebbero ogni minima emozione da noi provata.

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